mercoledì 13 marzo 2013

LO STATUTO ALBERTINO

Pranzo di Stato nel 1848

 

 

STATUTO ALBERTINO 10 FEBBRAIO 1848

Giungendo improvvisa la notizia della concessione della Costituzione da parte di Ferdinando II di Borbone (1810-1859), re delle Due Sicilie, i Decurioni avevano immediatamente formulato una richiesta al Re di emanare una Costituzione anche per il Regno di Sardegna, presentata dai due Sindaci al sovrano in persona il 7 febbraio successivo. Carlo Alberto cedette alla richiesta e fece predisporre una dichiarazione di quattordici princìpi ispiratori, utilizzati poi per l’elaborazione dello Statuto, che avrebbe reso costituzionale la Monarchia Sabauda, proclamati al popolo l’8 febbraio 1848 verso le 15,30. 

 
La notizia suscitò l’entusiasmo della popolazione, che inscenò numerose manifestazioni di gioia e di ringraziamento . l 10 febbraio i Sindaci e i Decurioni di Genova giungevano a Torino per esprimere al Re la gratitudine della città, nell’occasione i Decurioni della Città di Torino offrivano
ai colleghi genovesi un pranzo all’Hôtel Europa in Piazza Castello, in faccia al Palazzo Reale,
Il pranzo, con servizio alla “russa”, era suddiviso in quattro parti: per prima la zuppa, poi le Entrée, i piatti di maggior consistenza, generalmente caldi, accompagnati dagli hors-d’oeuvre (appendici) come «... composti agri, radici, butirro, salume, ostriche, …», quindi gli entremets (tramezzi), piatti più leggeri, come legumi o creme; pasticceria e infine i dolci e la frutta (dessert).
Il pranzo del 10 febbraio 1848 fu introdotto, secondo le regole, dalla pregiatissima zuppa di testuggine. Seguivano le entrées, che comprendevano in primo luogo un tipico fritto misto piemontese, poi “Pesce Turbot a due salse”, il nostro rombo, quindi Arrosto di bue all’inglese”, Cappone con tartuffi alla Parigina (ma con tartufo bianco d’Alba al posto di quello nero del Périgord), e Certosa di selvaggina, con carni di beccaccia, piccione, pernice e fagiano stese su un letto di verdure e legumi, secondo la ricetta del Trattato del Vialardi.
La sequenza delle carni veniva immancabilmente interrotta dal
“Punch alla romana”, che si preparava - secondo le istruzioni del Vialardi - con the verde, succo e scorza di limone e arancio, zuccherati, miscelati e gelati, integrati con albume d’uovo sbattuto e cognac o maraschino.
Dopo l’intermezzo del punch, il pranzo riprendeva con due piatti a base di verdura: i
“piccoli piselli all’inglese”, piselli lessati e serviti bollenti con burro, e i Carciofi alla Lionese, glassati con burro, zucchero e vino bianco.
Dopo la breve tregua riprendeva la sequenza degli arrosti, con
“Fagiano allo spiedo con crescione e “Pasticcio di fegato grasso con gelatina”. Seguivano un dolce della tradizione inglese, il “Plum-Puddingo al Rhum”, budino con uvetta e canditi ammorbiditi nel liquore, e una “Crema alla Chantilly” e finalmente si concludeva con i gelati e la frutta.




2 commenti:

  1. Leggerti è sempre così interessante! :D E che portate.. mi incuriosiscono parecchio! Un abbraccio, buon pomeriggio!

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    1. Una vera esagerazione!
      Ti immagini che abbiocco post-prandiale? :-)

      Ciao, a domani!
      Eli

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