lunedì 27 maggio 2013

LA TORTA RIGO JANCSI

Ungheria- Friuli

Torta dolce due volte, questa Rigo Jancsi, perchè legata ad una bellissima storia romantica, quella dell'amore proibito fra la principessa Clara Chivay e il violinista tzigano Rigo Jancsi.



Clara, bellissima milionaria americana, sposò a soli 17 anni il principe belga Joseph Caraman-Chivay, di 15 anni più anziano di lei. Fu il matrimonio simbolo di quell'epoca: la ricchezza del Nuovo Mondo sposava l'antica aristocrazia europea.
Clara seguì il marito in Belgio, nel castello di Chimay, ed ebbe due figli, ma si recava spesso con il marito a Parigi, dove frequentava l'alta società e i locali alla moda della metropoli. Il celebre cuoco francese Escoffier le dedicò due ricette: le “ Uova alla Chimay” e il “ Pollo alla Chimay”.


                                         Clara e Rigo Jancsi in un dipinto di Toulouse Lautrec


Fu proprio a Parigi, nel 1986, che una sera la bellissima Clara incontrò il giovane e affascinante musicista tzigano Rigo Jancsi, violino solista nei locali alla moda parigini e una vita avventurosa alle spalle: fu un vero colpo di fulmine. Clara se ne innamorò subito perdutamente, tanto che al termine di un brano che Rigo Jancsi aveva suonato per lei, si sfilò dal dito un anello preziosissimo e glielo donò, come pegno d'amore. La loro storia scandalizzò e attrasse tutta la società del tempo e tenne a lungo le prime pagine dei giornali di tutto il mondo. La principessa e il violinista fuggirono insieme in Ungheria, dove si sposarono nel 1898.



In Ungheria, pare all'hotel Nemzeti Szàllò di Budapest, Rigo Jancsi, con l'aiuto di un amico pasticcere, ideò questa celebre torta per sorprendere la sua amata. La torta ebbe un grande successo, e dalla pasticceria ungherese passò a quella viennese, e da lì arrivò a quella triestina.
Più che di una torta si dovrebbe parlare di un trancetto di piccoli quadrati di dolce, formato da pandispagna al cioccolato con ripieno di crema al cioccolato e ricoperti da glassa alla gelatina di albicocche con copertura di cioccolato fondente.

Ingredienti:
Pan di Spagna:
100 g burro; 80 g zucchero a velo; 4 uova intere; 80 g farina; 20 g cacao amaro
Crema:
100 g cioccolato fondente; 1/4 l panna; 50 g zucchero in polvere
Glassa:
gelatina di albicocche
150 g cioccolato fondente

Preparazione:
 
Base : Preparare il pandispagna come nelle precedenti ricette, aggiungendo alla fine, delicatamente, il cacao.
Stendere la pasta sulla teglia dopo aver messo della carta da forno, in uno spessore
di circa 1,5 cm e cuocere in forno a 180° per una ventina di minuti .
Togliere dal forno, liberare dalla carta e far raffreddare .
Crema : fondere la cioccolata a bagnomaria . Montare la panna con lo zucchero . Mescolare velocemente la cioccolata fusa con poca panna e quindi aggiungere il resto della panna . Mettere in frigo.
Dividere la pasta i due parti uguali . 
Glassa: spalmare una metà con un velo sottile di gelatina di albicocche dopo averla ammorbidita in un pentolino con poca acqua, quindi versatela sulla pasta attraverso un colino molto fitto, fatela asciugare e coprite col cioccolato fondente sciolto a bagnomaria e versato subito.
Quando questo è raffreddato tagliate in pezzi di 5x5 cm con una lama molto affilata.
Spalmare l'altra metà con la crema, sovrapporre i pezzi tagliati , mettendoli uno vicino all'altro.  Far rassodare il tutto in frigo.
Per finire, con un coltello dalla lama affilata e riscaldata ritagliare i quadrati.


Per saperne di più: 

mercoledì 22 maggio 2013

TORTA DI RISO EMILIANA

Emilia Romagna                                                                                          

 



La torta di riso, a Bologna è chiamata la Torta degli Addobbi ( non è un nome magnifico?) perché veniva tradizionalmente preparata in occasione della "Festa degli Addobbi", una festa dell'Eucaristia delle comunità parrocchiali bolognesi risalente al XVII sec., in cui era uso ornare le finestre delle case con fiori e drappi colorati, molto preziosi, spesso ricamati o dipinti, per il passaggio della processione.

Con poche varianti di preparazione( ogni famiglia ha la sua) la torta di riso è conosciuta in tutta l'Emilia Romagna. Pare però che la ricetta abbia origini lontane, e venga citata nientemeno che dal Maestro Martino da Como nel suo De Arte Coquinaria.



La diffusione di pietanze e dolci a base di riso nella regione dell'Emilia è dovuta alle “mondine”, le ragazze delle famiglie contadine ( specie dell'Appennino) che nel dopoguerra si recavano al lavoro stagionale nelle risaie del Vercellese. L’Emilia, infatti, dall’inizio del Novecento agli anni sessanta, è in prima fila a rimpinguare l’esercito, tutto al femminile, delle mondine chiamate, da marzo a ottobre, a liberare le risaie dalle erbe infestanti e piantare nuove pianticelle di riso al posto di quelle che morivano: la faticosa monda a mano, per 8-9 ore nell'acqua con la schiena piegata. Era un lavoro massacrante, per svolgere il quale venivano impiegate queste donne forti, instancabili come gli uomini ma che potevano essere pagate meno degli uomini. Il contratto collettivo prevedeva che ad ogni lavoratrice fosse corrisposto, oltre al salario, un chilogrammo di riso bianco originario, raffinato, mercantile, possibilmente di produzione locale, per ogni giornata di prestazione e senza detrazione sulla paga. In questo modo le mondariso ricevevano alla fine del periodo di monda circa kg 40 di riso, la cui qualità non sempre era buona, perché non tutte le aziende erano attrezzate per la pulitura del riso. 



 
Nelle loro cucine, le mondine inseriscono così trionfalmente il riso, un prodotto tipico della pianura che così diviene familiare anche in montagna .
Per cuocere la torta di riso nell'Appennino veniva impiegata una speciale pentola chiamata il sol, lo stampo tradizionale per la cottura nel forno a legna. Rotondo, in rame con tre piedi e manico in metallo, è incernierato in centro, pertanto girevole per intervenire sulla cottura.

 
RICEluci  
RICETTA DELLA TORTA DI RISO
Ingredienti: 150 gr di riso, 1 litro di latte fresco intero, 150 gr di zucchero, 1 pizzico di sale, 3 uova intere, 3-4 cucchiai di Sassolino, 1 scorza limone grattugiato.
Portare il latte a ebollizione con un pizzico di sale,versare il riso e lasciar cuocere otto o nove minuti, mescolando di tanto in tanto, finchè il riso non abbia assorbito quasi tutto il liquido. Togliere dal fuoco e aggiungere lo zucchero, la scorza di limone grattuggiata e il liquore Sassolino. Quando l'impasto si è raffreddato, aggiungere i tuorli delle uova ( uno per volta, il successivo solo dopo che il precedente si sia amalgamato) e poi gli albumi, mescolando energicamente. Versare in uno stampo imburrato e infarinato e lasciare riposare per due ore. Cuocere in forno a 180° per 45 minuti circa.
Zuccherare la superficie della torta ancora calda e spruzzare con il liquore rimasto. Il riposo di due ore fa depositare e permette il formarsi della crosticina.



 
 "... E tutto quel sudore
   che noi quaggiù prendiamo
   saranno poi le lecrime
   dei figli che abbiamo
   lor grideranno: mamma, vogliamo da mangiar
  e lotteremo allora per la loro libertà!"


Per saperne di più:
 

La storia della mondina Agnese:
http://www.pacioli.net/ftp/def/donne/interviste/agnese.htm
Portare il    

RICET

martedì 21 maggio 2013

TORTA ASSABESE

Piemonte


La parola assabese fece la sua comparsa, presumibilmente, nel 1884 all'Esposizione Internazionale di Torino.
Fu infatti all' Esposizione di Torino che furono invitati un gruppo di Dancali (tre uomini, una donna e due bambini), detti anche assabesi perché provenienti dalla baia di Assab. Essi furono i primi africani a partecipare ( o a venire esibiti, a seconda dei punti di vista) ad una Esposizione italiana. Vissero in un villaggio costruito in stile africano nel parco del Valentino ed ebbero un successo di pubblico travolgente, tanto che il nome assabese divenne presto popolare sinonimo di “moretto” o africano.
La scelta di mostrare un gruppo di Dancali fu dettata dall'esigenza di dare risalto all'acquisizione della colonia italiana di Assab, acquisita appena due anni prima dal governo De Pretis, per tentare di attirarvi iniziative commerciali e illustrarne le caratteristiche e potenzialità


A dire il vero, già dalla seconda metà dell'ottocento era fiorita in Europa e nel Nord America la consuetudine di allestire le famose Esposizioni Universali, al fine di favorire il commercio, gli scambi e le relazioni internazionali. Accanto ai padiglioni nazionali, gestiti dai Paesi partecipanti, fiorivano i padiglioni a tema. Fra questi il tema “etnico - antropologico”, vale a dire l'esposizione di animali esotici e di esseri umani di varie etnie, provenienti da lontane parti del mondo ( in prevalenza africani) che venivano posti in recinti in cui era riprodotto un allestimento scenografico il più possibile fedele all'ambiente in cui essi vivevano, con la ricostruzione fedele di villaggi di capanne e gruppi indigeni ( a volte famiglie intere) che vi abitavano per tutta la durata dell' Esposizione, messi in mostra come fenomeni da baraccone alla folla dei curiosi che si assiepavano dietro le transenne.
E' molto triste notare il carattere razzista di queste rappresentazioni, in cui il diverso veniva offerto alla curiosità del pubblico, per divertire, per meravigliare, a volte per schernire, magari con il pretesto dell'indagine scientifica, della “classificazione”, comunque sempre con lo scopo di trarne profitto.
Comunque sia, terminata l'Esposizione di Torino rimase in tutta Italia la grande eco per questa etnia, tanto che si inventarono mazurche, rappresentazioni teatrali e dolci con questo nome. Nei primi mesi del 1885 fecero la loro comparsa in Piemonte i biscotti “assabesi”, a base di burro e cioccolato, e sempre in quel periodo nacquero le famose caramelline di liquerizia “asabesi” che ancora oggi conosciamo. 

 
Assabese venne chiamata anche la notissima torta al cioccolato prodotta dalla rinomata pasticceria torinese Pfatish, oggi uno dei locali Storici d'Italia, che venne aperta a Torino nel 1915 dal maestro pasticcere di origine alsaziana Gustavo Pfatisch, nato nel 1887 a Fossano. La pasticceria era all'epoca famosa soprattutto per il suo cioccolato superlativo, ed appunto a base di cioccolato fondente è la torta Assabese, la cui ricetta è segretissima ancora oggi.
Non ho trovato nessuna documentazione sulla torta Assabese Pfatisch, per cui pubblico la ricetta della torta Assabese della pasticceria Tagliafico di Genova (altra pasticceria storica, fondata nel 1890).

 
La ricetta è presa dal sito www.operaincerta.it 
http://www.operaincerta.it/archivio/052/articoli/panza_corp.htm

Ingredienti per la pasta frolla:
500 gr.di farina 00
400 gr.di burro
240 gr.di zucchero a velo
100 gr.di cacao amaro in polvere
2 tuorlo
2 cucchiai d’acqua fredda
Ingredienti per il pan di spagna al cioccolato:
3 uova,
80 gr.di zucchero
30 gr.di farina00
30 gr.di fecola
30 gr.di cacao in polvere
1 pizzico di sale
1/2cucchiaino di lievito
1cucchiaino di miele
1/2 bustina di vanillina
Ingredienti per la crema Ganache:
350 gr. di cioccolato fondente
350 gr di panna fresca
30 gr burro
Altri ingredienti:
60 gr.di pistacchio tritato,
un disco di pasta di mandorla (20cm ca.)
50 gr.di cioccolato fondente
100 gr.Codine di topo
Rhum q.b.

 
Perpreparate i due dischi di pasta frolla da 28 cm ciascuno circa. Preparate la pasta frolla e quindi formate due palle di pasta, avvolgetele nella pellicola e mettetela a riposare per due ore in frigo.
Distendete in due teglie imburrate la pasta coperta con carta da forno da riempire con fagioli, e fate cuocere per venti minuti in forno ventilato a 180°. Tirate le due ‘crostate’ via dal forno e lasciatele raffreddare.
Preparate il Pan di Spagna al cioccolato: montate con l’ausilio di uno sbattitore le uova con lo zucchero, il miele e un pizzico di sale. Aggiungete la vanillina, la miscela di farina, fecola, lievito e continuate a sbattere. Versate l’impasto in una teglia imburrata (diametro cm 28). Fate cuocere per 40 min. a 180°.  
Preparate la crema Ganache al cioccolato: mettere sul fuoco in una casseruola la panna liquida e il burro: fate scaldare a fiammamolto bassa e, un momento prima che raggiunga l'ebollizione togliere dal fuoco. Versate ora nella casseruola il cioccolato gratuggiato e mescolate energicamente. Mettere adesso la casseruola a bagnomaria e, con l'aiuto della frusta sbattete bene il composto finchè risulti liscio e omogeneo
Disponete su una tortiera il primo disco di frolla, bagnatelo con rhum e ricopritelo con un terzo di crema ganache. Disponete il disco di Pan di Spagna e bagnate anche questo con il rhum, ricoprite con la crema. Ripetete l’operazione anche con il secondo disco di frolla al cioccolato. Ricoprite tutta la torta con la crema restante, cospargetela con il pistacchio e le codine di topo, poggiate al centro il disco di pasta di mandorla.




Per saperne di più sulla vicenda trattata nel post:
http://www2.units.it/humdiv/Diversita.pdf
http://www.museodellaliquirizia.it/news/1/gli-assabesi-e-l-avventura-coloniale-italiana

E per finire, sempre sul tema delle esibizioni di diversi del secolo scorso, una storia molto amara, la storia della Donna Scimmia, che vi consiglio di leggere.
http://www.corriere.it/esteri/13_febbraio_13/julia-pastrana-sepolta-in-messico-donna-scimmia_4584e8a8-7609-11e2-a850-942bec559402.shtml






 

giovedì 9 maggio 2013

TORTA CAPRESE AL LIMONE

Campania


TORTA CAPRESE AL LIMONE

Morbida e con un aroma speciale, a prima vista sembra una normale torta ma dopo aver gustato il
sapore delle mandorle e del cioccolato bianco accompagnati dal profumo dei limoni ci si accorge che normale non è. E' perfetta come base per una crema di lamponi accompagnata ovviamente da un bicchiere di Limoncello doc.

  • 5 Uova
    - 80 gr. Olio di oliva
    - 1 pizzico Sale
    - 100 gr. Zucchero a velo
    - 1/2 Limone il succo
    - 1 Limone la scorza
    - 175 gr. Cioccolato bianco
    - 3 gr. Lievito per dolci
    - 175 gr. Mandorle pelate

Sbattere i tuorli delle uova con l'olio e il sale. Aggiungere lo zucchero a velo setacciato, il succo e la scorza di limone. Aggiungere quindi il cioccolato grattugiato, il lievito e le mandorle tritate. Montare gli albumi a neve ferma e incorporare delicatamente gli albumi al composto. Versare infine il composto in una teglia a cerniera di 24 cm imburrata e infarinata. Infornare a 170° in forno preriscaldato per 30 minuti.




TORTA CAPRESE

Campania


Se un' amica vi invita a mangiare la caprese, voi vi aspetterete mozzarella e pomodori.
Non stupitevi però se troverete invece una splendida golosa torta al cioccolato.
La torta caprese è un tipico dolce napoletano, originario dell’isola di Capri e diffuso in tutta la penisola sorrentina, una delizia a base di cioccolato e mandorle senza aggiunta di farina che si presenta piuttosto basso, croccante all’esterno ma umido e morbido al suo interno. Il segreto della preparazione consiste poi nel far inglobare più aria possibile all'impasto.

Una storiella, ironica e scherzosa, narra che questa torta sarebbe una creazione involontaria, poiché il cuoco avrebbe dimenticato di mettere la farina in una torta di mandorle preparata per tre malavitosi americani giunti a Capri per acquistare una partita di ghette per Al Capone.

Un'altra storiella dice che una principessa austriaca si fosse recata a Capri, e che il cuoco, volendo farle cosa gradita, si ingegnasse a prepararle una torta al cioccolato simile alla famosa Sacher, di cui però non conosceva la ricetta. E così ne uscì la caprese.


  Ingredienti
    - 300 gr. Mandorle pelate
    - 250 gr. Cioccolato fondente
    - 250 gr. Burro
    - 200 gr. Zucchero
    - 5 Uova
    - Zucchero a velo qb

Preparazione
Tritare le mandorle grossolanamente ( si consiglia di tostarle prima in forno a 200°) Spezzettare il cioccolato e fonderlo a bagnomaria. Sbattere il burro, con metà dello zucchero e le uova finché il composto non risulti spumoso. Amalgamare al composto il cioccolato fondente. Aggiungere quindi le mandorle tritate finemente. Montare gli albumi con lo zucchero rimasto. Unire delicatamente gli albumi al composto mescolando dal basso verso l'alto. Imburrare e rivestire di carta da forno una tortiera di 24-26 cm. Versare il composto nella teglia e infornare a 180° per un'ora. Lasciar raffreddare la torta e cospargerla infine di zucchero a velo.

mercoledì 8 maggio 2013

PRESNITZ

Friuli

 

Il Presnitz, un parente stretto dello Strudel, è uno dei dolci più rappresentativi della cucina triestina, è un dolce molto ricco di profumi e di sapori e tradizionalmente è il dolce delle feste.
La nascita del Presnitz è avvenuta tanti anni fa ed è legata ad una specie di contest dell'epoca. Nel 1832 l'imperatore Francesco I d'Austria con la moglie Carolina Augusta di Baviera, giunsero a Trieste per visitare la città; per accoglierli al meglio la città venne interamente addobbata con i colori asburgici e per divertire la coppia imperiale e per mostrare le capacità e le abilità dei triestini vennero indetti numerosi concorsi di artigianato, cucina e arte. Carolina Augusta fu ben felice di fare da giudice al concorso gastronomico e più di tutti la colpì un dolce arrotolato e disposto a formare un cerchio, questo dolce aveva i profumi di uvetta e frutta secca tanto cari alla cucina austroungarica e una pasta sottile e morbida a dimostrazione di quanta abilità pasticcera ci fosse in città. Accanto al dolce c'era un cartello che invece di indicarne il nome recitava un motto "Se giri il mondo ritorna qui". Questo fu il dolce premiato con il primo premio, ovvero con il Preis Prinzessin; i triestini non capendo la pronuncia di questo premio, lo "storpiarono" in Presnitz e da allora continua a chiamarsi così.
In realtà la filologia insegna che Presnitz ha una chiara origine slava nel termine presnec, diminutivo usato per i pani non lievitati. In effetti la pasta del Presnitz è tirata e non lievitata, il ché ci riporta ad una tradizione tipicamente ebraica.



E’ un dolce semplice il presnitz, semplice quanto ricco.
La ricetta è antica, appartiene a quella categoria di dolci fatti di pasta (leggermente diversa a seconda della latitudine in burro, strutto, uova, ecc.) con un ricco ripieno a base di frutta secca assortita, cioccolato, canditi e quanto di più goloso si possa immaginare.
Gli ingredienti possono variare, è un dolce artigianale ed ogni pasticcere che si cimenta nella preparazione di questo piatto ha la sua ricetta, la personale selezione e proporzioni di frutta secca da utilizzare e, ultimo ma determinante, le spezie che profumano il ripieno.
Sicuramente non mancano le noci, le mandorle, i pinoli, i canditi, le proporzioni dipendono dal gusto, dall’estro e dalla disponibilità di chi prepara.
La ricetta più antica giunta a noi, e che ancora può considerarsi valida è riportata nel già citato testo dell’Artusi (“La scienza in cucina e l’arte di mangiare bene”):
“L'uva sultanina, dopo averla nettata, mettetela in infusione nel cipro e nel rhum mescolati insieme; lasciatela così diverse ore e levatela quando comincia a gonfiare. I pinoli tagliateli in tre parti per traverso, i frutti canditi tagliateli a piccolissimi dadi, le noci e le mandorle tritatele con la lunetta alla grossezza del riso all'incirca, e la focaccia, che può essere una pasta della natura della brioche o del panettone di Milano, grattatela o sbriciolatela. L'uva lasciatela intera e poi mescolate ogni cosa insieme, il rhum e il cipro compresivi. Questo è il ripieno; ora bisogna chiuderlo in una pasta sfoglia (farina e burro). Tiratela stretta, lunga e della grossezza poco più di uno scudo. Distendete sulla medesima il ripieno e fatene un rocchio a guisa di salsicciotto tirando la sfoglia sugli orli per congiungerla. Dategli la circonferenza di dieci centimetri circa, schiacciatelo alquanto o lasciatelo tondo, ponetelo entro a una teglia di rame unta col burro avvolto intorno a sé stesso come farebbe la serpe; però non troppo serrato. Infine, con un pennello, spalmatelo con un composto liquido di burro sciolto e un rosso d'uovo.”
Poco o niente cambia nella ricetta tradizionale in cui il cipro (un vino liquoroso) viene magari sostituito completamente dal rhum mentre in luogo della focaccia dolce (o del panettone di Milano) si usa piuttosto unire biscotti ridotti in sottili briciole…








Ingredienti (per 6-8 persone)
Per la pasta:
250 g di farina 00
60 g di burro
un pizzico di sale
acqua tiepida q.b.
1 uovo



Per il ripieno:
80 g di uvetta sultanina ammollata nel rhum
120 g di noci sgusciate e tagliate a pezzetti
40 g di canditi misti (cedro, arancia, ciliegie, ecc.)
60 g di biscotti ridotti in briciole
spezie a piacere (cannella, chiodi di garofano, noce moscata, ecc.) ridotte in polvere
1-2 cucchiai di miele millefiori
120 g di zucchero



Preparazione:
Intridere il burro con la farina ed un pizzico di sale, unire acqua tiepida quanto basta ad ottenere un impasto morbido ed elastico. Fare riposare la pasta un’ora coperta da una ciotola capovolta.
Durante il periodo di “riposo” della pasta mescolare tutti gli ingredienti del ripieno fino ad avere un composto pastoso ed omogeneo che si può modellare (per raggiungere la giusta consistenza, all’occorrenza si può aggiungere un po’ del rhum utilizzato per ammollare l’uvetta).
Modellare l’impasto del ripieno a forma di cilindro di 5-6 cm massimo di diametro.
Stendere la pasta in una sfoglia molto sottile, pennellarla con parte dell’uovo sbattuto, inserire il rotolo di ripieno, arrotolarlo dentro la pasta, tagliare la pasta in eccedenza, chiudendo bene le due estremità.
Infine arrotolarlo a ciambella, pennellare con l’uovo rimasto, disporlo su una teglia imburrata e cuocere a 180°C per 45-50 minuti prestando attenzione che la pasta non scurisca troppo (in caso coprire con un pezzo di carta di alluminio). Fare raffreddare e servire.






TORTA DOBOS

Friuli - Ungheria



Un semplice caffè a Trieste può trasformarsi in un gesto d’arte. Forse ai più è risaputo che la città mitteleuropea dove si sono ispirati grandi letterati mantiene ancora intatta la tradizione dei caffè storici in stile viennese che hanno radunato ai loro tavoli le menti più brillanti del primo Novecento. Ancora oggi, se non presi d’assalto dai turisti, i caffè letterari di Trieste possono essere luoghi per soste riflessive in cui ritrovare, tra una tazza di tè o caffè, il proprio tempo senza fretta alcuna. Nessun cameriere, infatti, sollecita a lasciare il tavolo immediatamente dopo la consumazione, anzi magari propone un’altra fetta di Strudel o di torta Sacher o, se sono le sei del pomeriggio, un boccale di birra “ben accompagnato”.

Perché la filosofia di questi caffè è rimasta la stessa dei vecchi tempi quando i clienti discutevano di letteratura, arte, politica o economia, seduti allo stesso tavolo in cui si accomodavano James Joyce, Italo Svevo e Umberto Saba: tre letterati che, attraversando la vita cittadina in prima persona, parlando dialetto e assaporando i piaceri del “bollito misto” alla triestina, hanno tradotto in letteratura l’anima di una città di frontiera multiculturale.

Più che semplici bar, piuttosto locali gastronomici a tutti gli effetti, quasi tutti questi caffè storici propongono anche i dolci tipici di Trieste che rivelano forti influenze austroungariche. Tra questi, ad esempio, il presnitz e la putizza, rotoli dolci con un ripieno di frutta secca, cioccolata e spezie. Ci sono poi i diffusissimi strucoli, (strudel) confezionati con una pasta molto sottile che avvolge un ripieno di mele, ma anche di ciliegie, prugne, albicocche, ricotta e persino semi di papavero.

Le migliori pasticcerie locali offrono anche rigo-janci, delicata mousse di cioccolato glassata, e DOBOS, torta di cioccolato e caramello: due specialità magiare che Trieste ha adottato facendone dei classici. 




La torta Dobos è una torta di origine ungherese, ideata dal pasticciere ungherese József C. Dobos (1847-1924),  nell'anno 1884. La torta fu presentata all'esibizione nazionale generale di Budapest del 1885. I primi ospiti a poter provare la nuova delizia furono Francesco Giuseppe e la consorte Elisabetta. Si dice che anche la Principessa Sissi ne andasse ghiotta, e che non mancasse di visitare il Café Ruszwurn quando si trovava a Buda.
È composta di cinque strati di pan di Spagna, su cui è spalmata una crema di cioccolato e burro, mentre sulla cima della torta è presente uno strato sottile di caramello. Il caramello serviva a mantenerla più a lungo ed evitare si seccasse, in un periodo in cui la refrigerazione non era ancora di uso comune. Si dice che la preparazione della Dobos sia la prova più difficile per un aspirante pasticcere, perché stendere lo zucchero bollente sullo strato finale di pasta richiede velocità e maestria. Ogni anno viene indetto persino un concorso per i pasticceri di Budapest e vince non chi prepara la torta più buona ma chi, visitato dalla giuria più volte nel corso dell’anno, riesce a far trovare una Dobos sempre uguale garantendo una coerente professionalità.

La ricetta rimase segreta fino a quando Dobos si ritirò e la regalò alla camera dei pasticceri ungheresi.




Ingredienti
- 380 gr. di zucchero a velo
- 10 ml estratto di vaniglia
- 150 gr. Farina 00
- 8 uova
- 7 gr. Sale
- 80 gr di burro per l'impasto
- 250 gr di burro per la crema
- 30 gr di burro per la glassa
- 180 gr. zucchero semolato
- 60 gr cioccolato fondente
- 20 gr cacao amaro
- rhum q.b. 
Preparazione:
Il primo passo da compiere è la preparazione di sei dischi di pasta da preparare uno alla volta.
Prendete 6 uova e separate i tuorli dagli albumi. Unite i primi allo zucchero mescolando energicamente al fine di ottenere un composto spumoso al quale aggiungerete 80 grammi di burro, la farina e la bustina di vanillina. Montate a neve gli albumi e incorporateli al composto.
Preriscaldate il forno a 200°C. Separate il composto in 6 parti. Imburrate e infarinate una teglia, distribuitevi una porzione del composto e infornate per 7 minuti.
Ripetete la cottura con le altre 5 porzioni: dovrete ottenere 6 dischi sottili che, una volta pronti, lascerete per il momento da parte.

Dedicatevi ora alla crema.
Fate sciogliere 250 grammi di burro e il cioccolato a bagnomaria, incorporate successivamente 180 grammi di zucchero a velo, il cacao e le 2 uova rimanenti. Amalgamate il tutto aggiungendo qualche goccia di rum. Riponete la crema in frigo.

Per la glassa invece fate sciogliere in un pentolino i 30 grammi di burro amalgamandolo con lo zucchero a velo. Mantenete la fiamma al minimo e mescolate continuamente.

Aiutandovi con un pennello, bagnate leggermente con una soluzione di acqua e rum 5 dischi di pasta.
Sovrapponeteli intervallandoli con un abbondante strato di crema al cioccolato che andrete a distribuire anche lungo i bordi della torta.
Posizionate l’ultimo disco e ricopritelo con la glassa appena preparata