GIOVANNI VIALARDI
il cuoco del Regno d'Italia
GIOVANNI VIALARDI
Nato a Salussola ( BL) l' 8 febbraio
1804, nel 1824 Giovanni Vialardi, appena ventenne,
venne ammesso quale aiutante di cucina nella Real Casa Savoia, con
uno stipendio annuo di 960 lire.
Alla corte Sabauda accrebbe le
sue conoscenze come aiutante capocuoco e pasticcere eccellente, prima
di Carlo Alberto e poi del figlio, Vittorio Emanuele, futuro re
d'Italia.La sua fu una cucina influenzata sia dai gusti di Vittorio Emanuele II (buongustaio e ottimo bevitore), che dalle preferenze della media e alta borghesia piemontese.
A Vialardi va riconosciuto il merito di
aver levato una voce a conferma e difesa dell’esclusivo patrimonio
gastronomico italiano e di averlo fatto con grande anticipo sui
tempi.
Il modo di servire detto «alla
francese» in cui tutto il cibo viene portato sulla mensa fin
dall’inizio del pranzo e lasciato a disposizione dei convitati che
se ne servono direttamente, viene sostituito verso la metà dell’800
dal servizio «alla russa» che prevede una successione preordinata
di vivande via via servite da valletti. In questo modo il pasto viene
svelato a poco a poco. E, per informare i commensali - abituati con
il servizio alla francese a vedere tutto insieme il cibo a
disposizione - ecco nascere il Menu, la piccola lista che anticipa
l’elenco delle portate.
L’altra grande rivoluzione dell'epoca
- e non solo gastronomica - fu l’adozione del sistema metrico
decimale: il Vialardi, con innegabile lungimiranza, lo utilizzerà,
primo tra tutti gli autori di ricettari, nella composizione del 1854
del suo «Trattato di cucina, Pasticceria moderna, Credenza e
relativa Confettureria” che conteneva circa
duemila minuziose ricette.
Nel suo “Trattato di Cucina”
l’unità d’Italia emerge per Vialardi in ogni aspetto del
convivio: la cucina francese, che aveva caratterizzato i pranzi delle
corti europee, viene rielaborata dal cuoco del primo re d’Italia
con riferimenti a ricette piemontesi,
valdostane, nizzarde, genovesi e sarde, cioè di quelle aree che
facevano parte del Regno di Sardegna.
Nei trent’anni trascorsi nelle cucine
di casa Savoia, il Vialardi percorse tutte le tappe di una
straordinaria carriera rivelandosi particolarmente abile come
pasticciere, ruolo che gli venne in effetti assegnato e che gli
permise di mettere in risalto la sua arte nella esecuzione delle
«piecès montées», le scenografiche costruzioni utilizzate per
adornare le tavole reali L’impronta che diede alla cucina e
soprattutto alla pasticceria della tavola dei Savoia, continuerà ad
influenzare i pranzi di Stato anche quando la Corte lascerà Torino
per trasferirsi prima a Firenze e poi a Roma: con Vialardi infatti
prodotti, modi ci cucinare e attrezzi della tradizione piemontese ma
anche sarda, ligure e nizzarda scendono nella Capitale per salire gli
scaloni del Palazzo a deliziare nobili palati
Giovanni Vialardi muore a Brusasco (
To) il 29 agosto 1872.
SERVIZIO ALLA
RUSSA E ALLA FRANCESE
da
taccuinistorici.it
Con
il XVIII sec., derivando dalla struttura rinacimentale e barocca si
impose il servizio alla francese ,
consistente nel disporre contemporaneamente sulla tavola tutti i
piatti (quelli caldi su scaldavivande, quelli freddi su maestosi ed
elaborati zoccoli). Gli ospiti, introdotti allorché il tavolo era
stato preparato con i vassoi disposti intorno a scenografici
“trionfi”, si servivano senza osservare alcun ordine, ciascuno
obbedendo ai propri gusti e al proprio appetito. Il pranzo era
“un’opera aperta”: flessibile, individualistica, e capricciosa.
Il servizio alla russa , venne introdotto in Francia dal diplomatico Alexander Borisovitch Kurakin ai tempi di Napoleone (1810), per poi essere consacrato da Dubois nel 1860. In questo servizio la tavola si presenta del tutto spoglia: oltre ai coperti e agli ornamenti, compaiono in più gli antipasti freddi. Gli altri piatti vengono serviti uno di seguito all’altro, secondo un preciso ordine gerarchico.
Il servizio alla russa , venne introdotto in Francia dal diplomatico Alexander Borisovitch Kurakin ai tempi di Napoleone (1810), per poi essere consacrato da Dubois nel 1860. In questo servizio la tavola si presenta del tutto spoglia: oltre ai coperti e agli ornamenti, compaiono in più gli antipasti freddi. Gli altri piatti vengono serviti uno di seguito all’altro, secondo un preciso ordine gerarchico.
Ai
commensali si lascia la scelta o il rifiuto della quantità del
boccone. Nei pranzi di cerimonia le dame sono servite per prime, a
partire dalla destra del padrone di casa, e così per gli uomini. I
piatti di portata vengono presentati da destra, i sottopiatti da
sinistra. Il vino da destra, ma le prime gocce di ogni bottiglia sono
versate nel bicchiere del padrone di casa, perché eventuali
frammenti di tappo non abbiano a cadere nei calici dei convitati.
Dopo un breve periodo di coesistenza, il servizio alla russa prese il sopravvento, diventando quello tutt’ora in uso. Dal punto di vista gastronomico i suoi vantaggi sono evidenti: i piatti arrivano in tavola appena cucinati, al giusto punto di cottura e di fragranza. Lo sfarzo e lo spreco sono contenuti e dissimulati, si può continuare a mangiare bene, senza ostentazioni e stravaganze.
Dopo un breve periodo di coesistenza, il servizio alla russa prese il sopravvento, diventando quello tutt’ora in uso. Dal punto di vista gastronomico i suoi vantaggi sono evidenti: i piatti arrivano in tavola appena cucinati, al giusto punto di cottura e di fragranza. Lo sfarzo e lo spreco sono contenuti e dissimulati, si può continuare a mangiare bene, senza ostentazioni e stravaganze.
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