mercoledì 20 febbraio 2013

CAFFETTERIE E PASTICCERIE

 

 

Nella seconda metà del 1700, in tutta Europa, grande diffusione hanno i “caffé”.
Lo storico francese Jules Michelet (1798-1794) affermava: “Dunque la taverna è stata spodestata. Diminuiti nell’aria i canti zuppi di liquori, diminuiti i nobili stesi sui marciapiedi. Il caffè, la sobria bevanda, il potente nutrimento del cervello; il caffè, che disperde le fosche nubi dell’immaginazione”
("Una volta correva l’acquavite, adesso è in voga il caffè", osserva Ridolfo ne "La bottega del caffè" (1750), commedia di Carlo Goldoni ambientata in una delle tipiche mescite veneziane).

Se il chicco di caffè è indissolubilmente legato alle scoperte geografiche e alle rotte commerciali dalla fine del Medioevo all’inizio del Settecento, il luogo fisico del suo consumo, lo spazio pubblico del rito, il caffè e poi il bar, è figlio dell’Età Moderna e dell’avvento di una nuova classe: la borghesia.
I caffè diventano punti di riferimento, di cultura, di ritrovo, di piacere, di discussione, di gioco, di celebrazione di un rito.
Diventano, quindi, specchi fedeli della società e della civiltà occidentale, antesignani dei moderni bar, luoghi di incontro di poeti, intellettuali e artisti del tempo, in cui si discute di politica e costume tra una tazza di caffè caldo e un dessert.

Le caffetterie inizialmente vennero guardate con sospetto, soprattutto dai produttori di alcool, sia in Europa così come in Oriente, ma ben presto sia i sovrani che gli Stati capirono che questa sostanza poteva essere fonte di ricchezza. Tant'è che Luigi XIV, grazie alle tasse sul caffè, riuscì a finanziare alcune imprese militari. I cittadini, tuttavia, protestarono contro le tasse inique e, nel 1732, proprio ispirandosi a queste proteste popolari , J.S. Bach scrisse la "Cantata del Caffè": il successo del caffè era ormai diventato universale.
L’avvento dei caffè in Italia non fu privo di reazioni contrarie. In un primo tempo fu osteggiato dalla Chiesa che tentò di proibirlo, perché considerato luogo elemento di perdizione. Ma Papa Clemente VII, prima di emettere la condanna volle assaggiare ‘la bevanda del diavolo’. Ne fu tanto compiaciuto da impartirle subito una benedizione, ribattezzandola ‘bevanda cristiana’.
Tra le più importanti caffetterie italiane ricordiamo, nel 1720, a Venezia, la nascita del celebre Caffè Florian, seguito nel 1723 dal Caffè Aurora. Nel 1760 nasce a Roma il Caffè Greco, mentre a Firenze sorge nel 1733 il Caffè Grilli. Da un censimento del 1763 risulta che nella sola Venezia si contavano ben 218 caffetterie. Questi locali diventarono ben presto i punti di riferimento per la cultura e l'arte dei lumi. Al Caffè Florian di Venezia si incontravano a discutere personaggi del calibro di Byron, Rousseau e Silvio Pellico, mentre a Parigi d'Alembert e Voltaire frequentavano abitualmente il Café Procope e il poeta francese Baudelaire (che era assiduo giocatore di scacchi a Café de La Regence e frequentava anche il Café des Varieté‘ e la birreria della rue des Martyi con amici pittori e poeti).



E infine è doveroso ricordare che nel 1764, a Milano, l'illuminista Pietro Verri fonda la celebre rivista "Il caffè ", proprio con l'intento di "risvegliare" la cultura italiana.

Anche le signore della buona borghesia iniziano a frequentare le caffetterie ( o pasticcerie) alla moda, degustando caffè, dessert e cioccolate calde.




In Italia, in ogni città troviamo ancora oggi locali storici che si legano alla diffusione del prodotto.
Alla fine dell'Ottocento nascono le prime torrefazioni specializzate nella tostatura, fornitrici esclusive delle botteghe del caffe'. I torrefattori inventano le prime miscele per dare un'impronta personale al prodotto.
Dopo la seconda guerra mondiale le torrefazioni incominciano a lavorare per il grande pubblico, bar e famiglie. Inizia la stagione industriale del caffe'.

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